mercoledì 16 ottobre 2013

“Non una di più”, Pozzuoli contro il femminicidio

Lunedì 14 ottobre. Fonte: L'iniziativa 
La sala dell’hotel Terme Puteolane è gremita quando Anna Guarino, responsabile del Dipartimento delle Pari Opportunità del PD di Pozzuoli, parla al microfono per accogliere i convenuti all'incontro “Non una di più – Femminicidio, un crimine di genere – I tanti volti della violenza, proviamo a riconoscerli”, organizzato dallo stesso Dipartimento ed a cui hanno aderito numerose associazioni territoriali. Non solo donne presenti. Certo, in maggioranza donne, ma, finalmente, si vedono uomini, quelli che dovrebbero essere gli interlocutori principali in questi casi e che, tristemente, sono spesso assenti, dimostrando di non comprendere che la violenza sulle donne non è una questione di sole donne.

“Quante sono le donne morte in percentuale rispetto alla popolazione femminile?”  – domanda Anna Guarino, e prosegue – “La risposta che spesso sentiamo è: un numero esiguo. Nel 2011 sono state oltre un milione le donne oggetto di maltrattamento e cento sono state uccise. Cento vi sembrano poche?”. La domanda, come un masso, affonda nel silenzio della sala. “Credo che il problema da affrontare nell'educazione familiare, a scuola e sul posto di lavoro, rimane quello di modificare l’habitus mentale maschile, quella distorta logica che fa del persecutore una povera vittima”.

Viene chiamata Maria Di Razza a presentare il suo corto “Forbici”, già vincitore di premi nazionali e dal forte impatto emotivo: tratto da un fatto di cronaca avvenuto lo scorso anno nel napoletano, la morte di una donna accoltellata dal proprio marito innanzi agli occhi dei due figlioletti, lo stridente bianco e nero macchiato di rosso trasmette la violenza, nuda e cruda, l’essenza di ogni tipo di omicidio e, bisogna ribadirlo, di quello operato a danno delle donne. Maria Gaita, tra le organizzatrici del convegno e presidente dell’Associazione Febe, da anni impegnata in progetti di scrittura creativa nel carcere femminile di Pozzuoli, ha portato una toccante testimonianza scritta da una delle detenute, vittima di un “amore sbagliato”, interiorizzazione della violenza e superamento della stessa.